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| Voglio raccontare la storia in biancoceleste di Stefano Mauri, uno dei miei giocatori preferiti e protagonista silenzioso di quest'inizio di campionato con Pioli.
Arriva in punta di piedi nel gennaio 2006 con il compito di sostituire l'infortunato Manfredini sulla fascia sinistra. Bastarono poche partite per convincere il Mister a non farlo più uscire dal campo. L'anno successivo viene schierato trequartista e trascina letteralmente la squadra ad un 3' posto insperato.
Divenne fin da subito un punto fermo della Lazio di Delio Rossi. Quando lui era in giornata si assisteva ad uno spettacolo per palati fini, emblematica la partita contro la Fiorentina in un turno infrasettimanale del 2008. Raramente ho visto una Lazio così bella, in grado di distruggere un avversario sulla carta superiore con un gioco divertente e frizzante. Quando invece Mauri non girava (o aveva problemi fisici), la Lazio spariva dal campo. Un esempio è dato dalla stagione con Ballardini in cui si rischiò una clamorosa retrocessione. Iniziano a passare gli anni, a cambiare gli allenatori, ad andarsene i compagni di squadra più forti. Ma Mauri rimane sempre lì, è imprescindibile per Reja, come per Petkovic e continua a fare la differenza. In silenzio.
Raggiunge la popolarità solo quando venne trascinato in galera manco fosse un assassino. Arrivano immediatamente le richieste di radiazione, accuse a non finire con molti laziali a puntare il dito contro Mauri, abbindolati da giornalisti in assoluta malafede. La società, manco a dirlo, se ne lava le mani e non difende un suo tesserato. E poi? Poi non esce fuori mezza prova e per salvare la dignità del procuratore federale Mauri viene accusato di omessa denuncia. Sei mesi di squalifica per omessa denuncia di una partita per la quale sono stati assolti tutti i calciatori in campo. Secondo la sentenza in pratica Mauri è stato squalificato per non aver denunciato il fatto che i 22 giocatori in campo non stavano facendo nulla di illecito.
In molti per il trattamento ricevuto avrebbero fatto le valigie, Mauri no. Nonostante gli insulti dei tifosi, i fischi durante la lettura delle formazioni, Mauri rimane alla Lazio in silenzio. Non si lamenta neanche a sto giro. Come mai si è lamentato di guadagnare meno delle tante pippe che sono passate a Formello in questi 10 anni.
Quando torna in campo lo fa a 34 anni a Catania. Prima palla toccata su cross perfetto di Konko e palla subito in rete.
Bastò poco per spegnere il chiacchiericcio di chi aveva dimenticato tutto quello che Mauri ci aveva dato.
Che fosse uno dei tanti derby, una semifinale di Coppa contro la Juve, una rovesciata contro il Napoli o una verticalizzazione per Klose a San Siro ci ha sempre pensato Mauri. E ci pensa ancora oggi perchè in una squadra mediocre la qualità di chi sa come giocare a pallone si sente.
A voi i commenti.
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